SIMBOLOGIA ALCHEMICA NELLA PRANOTERAPIA MCC

Pubblicato da Damiano Checchin il

SIMBOLOGIA ALCHEMICA NELLA PRANOTERAPIA MCC

In questo mio nuovo articolo parlerò della simbologia alchemica nella pranoterapia MCC.

Simbolismo, alchimia, ermetismo ed energia pranica sono strettamente collegate tra loro: di primo acchito potrebbero sembrare discipline discordanti e senza correlazione alcuna ma, lo studio approfondito delle scienze esoteriche, ne dimostra esattamente il contrario.

Il prana è la manifestazione fisica del simbolo e, la Tecnica Pranoterapica MCC, utilizza una metodologia specifica per collegare la simbologia allo sviluppo energetico personale.

IL FUOCO FILOSOFICO

Il fuoco ricopre enorme importanza nella scienza alchemica ed è paragonabile all’oro dell’ermetismo. (vedere articolo “La pranoterapia ermetica”).

Nel fuoco, gli adepti, vi hanno ravvisato la chiave di tutta l’opera filosofica, il miracolo della vita e del mondo, sul quale è stato impresso il Sigillo di Dio.

Esso è il fuoco esteriorizzato o celeste e uno dei due agenti attuali o effettivamente operanti, della Grande Opera: lo spirito puro al di sopra di tutto (oro filosofico) e il fuoco infernale, segreto ed estremamente volatile (quintessenza dell’Universo).

L’energia sprigionata dai due agenti è la forza centrale esaltata fino a trasformarsi in magnete che attrae a sé la materia per purificarla (annichilimento) e poi rigenerarla (trasmutazione).

In questo contesto si stabilisce una circolazione, per effetto della quale, i due agenti si riducono all’unità di cui si parla nella Tavola Smeraldina e dove, in questa sede, ne riporto un passo essenziale:

Esso (l’Agente ermetico per eccellenza) sale dalla terra al cielo e, di nuovo, discende dal cielo in terra, ricevendo la forza delle cose dall’alto e dal basso.

Così avrai la gloria dell’Universo intero ed ogni oscurità fuggirà da te. Qui risiede la forte forza di ogni forza, che vincerà ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa solida.”

Gli allievi che hanno dimestichezza con la simbologia alchemica nella pranoterapia MCC, o che frequentano attivamente una loggia massonica, sapranno leggere tra le righe, per trovarne il significato recondito.

IL FUOCO FILOSOFICO NELLA DESCRIZIONE DELLA XV CARTA DEI TAROCCHI A OPERA DI OSWALD WIRTH

Rappresentazione del Diavolo a opera di Oswald Wirth.

La descrizione simbolica del fuoco filosofico è magistralmente espressa dalla rappresentazione del XV arcano dei Tarocchi: Il Diavolo.

Il grande esoterista svizzero Oswald Wirth rappresenta questa lama come il Bafometto dei Templari con testa e zampe di caprone, seni e braccia di donna.

Esso è il Pan Androgino degli Gnostici e, come la sfinge greca, riunisce in sé i quattro elementi, di cui egli è principio animico.

Le sue gambe di colore nero (in questa raffigurazione sono verdi per un errore di stampa) corrispondono alla terra e agli spiriti dell’oscurità (Annunaki), le scaglie verdi che coprono i fianchi ricordano le Ondine, animatrici dell’acqua, le ali azzurre rammentano le Silfidi, potenze dell’aria. La testa rossa caratterizza la fornace che ospita le Salamandre, geni del fuoco.

GESTIRE LE ENERGIE

Il pranoterapeuta non deve lasciarsi sopraffare da queste energie distruttive che, invece di aiutarlo, potrebberlo ucciderlo. Egli deve conoscerle, saperle dominare e indirizzarle sugli altri per soccorrere chi si trova in difficoltà.

Il Taumaturgo non dev’essere uno strumento al servizio di potenze superiori incontrollabili, ma un canale d’amore attraverso il quale possa esprimersi perfettamente nella trasmissione del prana.

L’energia dirompente del Diavolo, di per sé, non è né buona né cattiva:

senza di essa non esisterebbe il mondo materiale e ci possiede completamente quando veniamo alla luce poiché legata ai nostri istinti primari di sopravvivenza.

Wirth si esprime in tal senso parlando di questa forza “bruta”:

come il cavaliere cura il suo cavallo, noi dobbiamo tenere conto della bestia che, sotto di noi, rivendica i suoi diritti. Il Diavolo non è nero come lo si dipinge ma è il nostro compagno ineluttabile nella via di questo basso mondo. Dobbiamo trattarlo non come nemico ma come inferiore i cui servizi sono preziosi.”

Se avrete una volontà ferma, potrete agire su queste forze ctonie senza difficolta:

L’ affermazione è espressa perfettamente dal pentagramma bianco che orna la fronte del Bafometto.

Il pentagramma bianco è la rappresentazione dell’essere umano nella sua purezza come a significare che, per comandare le forze distruttive, occorre “candore d’animo e genuinità d’intenti”.

SOLVE ET COAGULA

La simbologia alchemica nella pranoterapia MCC sottende l’importanza di coagulare la luce astrale che, per gli esoteristi, è un’atmosfera fosforescente che riveste la terra, alimentata dal suo fuoco centrale.

Nel XV Arcano è rappresentata dal braccio sinistro del Bafometto che condensa il prana (coagulazione) espletando, attraverso il polo genitale, la sua carica elettrica.

Questo fluido coagulato carica l’operatore per poi scaricarne l’energia con il braccio destro (soluzione).

Un abile magnetizzatore è in grado di captare la corrente mettendo in pratica la formula Coagula, Solve.

Bisogna chiedere aiuto al diavoletto arancione e alla diavoletta verde che rappresentano la polarizzazione positiva e negativa originata dal fluido universale neutro.

Notiamo che il piccolo satiro arancione alza la mano sinistra sfiorando la coscia destra del Bafometto e la faunessa verde tocca con la mano destra lo zoccolo sinistro del Bafomentto per restituire il fluido ricevuto in eccesso.

Questa non è altro che la rappresentazione dell’Ouroboros, il serpente cosmogonico che si morde la coda e che descrive l’unità di tutte le cose.

CORRELAZIONE TRA IL PRANA E IL FUOCO FILOSOFICO

Come il Fuoco filosofico è alimentato dallo Zolfo rosso dei Saggi, il prana è continuamente alimentato dal corpo dell’operatore che lo canalizza per indirizzarlo nella parte da trattare.

Il simbolo che raffigura tale procedimento è la Fenice, uccello che risorge continuamente dalle sue ceneri:

Rappresentazione della fenice, da un bestiario medievale.

questo volatile scarlatto è sacro al Sole perchè applica il principio della fissità individuale che, nella via iniziatica, rappresenta l’immutabilità acquisita dall’adepto, la cui iniziativa si esercita con la spinta ricevuta dalla potenza del Grande Architetto dell’Universo.

Il pranoterapeuta che vuole padroneggiare l’arte della trasmissione energetica, dovrà trasformarsi in Fenice, risorgendo dalle proprie ceneri.

In caso contrario egli rimarrà un mediocre “operaio” che impiegherà la sua energia in modo impreciso ed inefficace.

CONCLUSIONI

Il pranoterapeuta iniziato, opera con grande intelligenza, illuminato dall’intuizione che gli permette di assimilare la Gnosi.

Per comprendere non è importante rimanere esclusivamente attivi nella trasmissione del prana ma rendersi passivi e ricettivi anche dal punto di vista dell’intelletto.

Se riuscirete a combinare l’attività e la passività sarete in grado di essere pranoterapeuti completi e competenti, dominando la simbologia alchemica nella pranoterapia MCC.

I massoni chiamati ”compagni” dicono che bisogna padroneggiare a fondo la Teoria delle due Colonne (Bohaz e Yakin), mentre gli “apprendisti” ne conoscono una sola di esse, pronunciandone a malapena il nome.


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