PRANOTERAPIA E CONOSCENZA DI SÉ
Pranoterapia e conoscenza di sé sono indissolubilmente legate e aiutano il pranoterapeuta a utilizzare le proprie facoltà.
Il pranopratico, per svolgere al meglio la funzione di “convogliatore” energetico dovrebbe, in primis, essere in grado d’imparare a percepire le sensazioni fisiche e mentali.
IMPARARE A ESSERE LIBERI
Georges Ivanovitch Gurdjieff affermava che per raggiungere la conoscenza di sé era necessario “liberarsi”, sfuggendo alla schiavitù della mente.
La più grande schiavitù, della quale siamo vittime, è l’ignoranza. Senza la conoscenza della propria realtà e la comprensione delle funzioni della nostra macchina biologica, nessuno può dirsi veramente libero, poiché non si possono governare le energie che ci sovrastano, rimanendo in balìa di forze ostili che ci sospingono senza una meta.
Le parole attribuite a Socrate “conosci te stesso” ma che in realtà sono molto più antiche e utilizzate dalle scuole iniziatiche fin da tempi remotissimi, sottendono al concetto di liberazione, principio poco conosciuto, utilizzato per spiegare il procedimento delle funzioni e delle leggi che attivano l’organismo.
Nel nostro organismo tutto è collegato ed è impossibile approfondire una sua funzione, senza apprendere anche le altre.
Pranoterapia e conoscenza di sé sono interconnesse e, sviluppando l’energia pranica, sviluppiamo ogni componente del nostro organismo.
L’APPRENDIMENTO DELL’INSIEME
La conoscenza di una parte della nostra macchina biologica richiede la conoscenza dell’insieme e, arrivare a tale apprendimento, richiede la comprensione del proprio stato fisico, mentale e spirituale.
Non mi stancherò mai di affermare che il corretto utilizzo delle tecniche di meditazione sono essenziali a percepire il nostro stato energetico e la nostra “forma” pranica, cioè quell’energia che ci caratterizza e ci rende individui unici.
METODI PER LA COSCOSCENZA DI SÉ
Il metodo principale per studiare il nostro essere e apprendere l’insieme di collegamento a ogni cosa, è la capacità di osservarsi mediante sensazioni che ci aiutano a percepire le esperienze inconsce.
Si utilizza il metodo analitico per trovare una risposta a questa domanda: “Perché si verifica tale fenomeno e da cosa si origina?” e il metodo constatativo che si compone nel registrare mentalmente tutto ciò che si osserva nel momento presente (qui e ora).
Il problema del metodo analitico tuttavia, è quello di fossilizzarsi sulle domande per cercare le risposte, dimenticando tutto ciò che potrebbe fornire ulteriori osservazioni, perdendo lo scopo principale della ricerca: la conoscenza di sé.
Per ovviare a tale problematica, bisogna accumulare le osservazioni per mezzo dell’analisi, sotto forma di “registrazione mentale” di ciò che accade.
Le registrazioni si generano con l’osservazione diretta di ciò che avviene nel momento presente e si ottengono attraverso la conoscenza dei principi energetici, caratterizzanti la nostra macchina biologica: principi energetici che ci permettono di trasmettere correttamente il prana attraverso il corpo, distribuendolo sulle persone.
I QUATTRO GRUPPI
Nella pranoterapia e conoscenza di sé è importante cominciare a lavorare sulla divisione delle funzioni.
La nostra macchina biologica è suddivisibile in quattro funzioni fondamentali che la caratterizzano:
- funzione intellettuale
- funzione emozionale
- funzione motrice
- funzione istintiva
Ogni fenomeno osservabile è inscrivibile in una delle quattro funzioni elencate in precedenza e, la loro conoscenza, è essenziale per progredire con il lavoro su se stessi.
Per prima cosa, impariamo a osservarci come se non ci fossimo mai conosciuti, determinando a quale gruppo appartengono i fenomeni riscontrati in quel preciso momento.
Dobbiamo comprendere la differenza tra pensiero e sentimento, sentimento e sensazione, pensiero e impulso all’azione.
Emozioni e sensazioni sono istintive e non si basano sul ragionamento logico, definendo un’impressione del carattere che può essere piacevole oppure spiacevole.
Le sensazioni tuttavia, a differenza delle emozioni, possono essere indifferenti come nella sensazione dei colori ove può non esserci niente di piacevole o di spiacevole.
Invece, le emozioni indifferenti non esistono.
Vi sarete accorti di quanto, in realtà, sia difficile distinguere i quattro gruppi differenti e che la loro conoscenza richiede un allenamento mentale peculiare, per mezzo di esercizi specifici, utili a comprenderne le innumerevoli sfumature.
Ciò accade, nello stesso modo, con l’energia pranica che si manifesta in forme sempre diverse e di difficile comprensione: comprensione che avviene attraverso lo studio attento della fenomenologia presentatasi nel qui e ora.
Un altro problema è di apprendere la modalità delle nostre percezioni: alcuni di noi percepiscono attraverso le emozioni, altri attraverso il pensiero, altri ancora per mezzo delle sensazioni.
I SISTEMI RAPPRESENTAZIONALI
Un aiuto, per assimilare la modalità delle nostre percezioni, può esserci fornito da alcune tecniche di programmazione neuro linguistica (PNL) tramite i sistemi rappresentazionali:
secondo questa teoria, ogni input sensoriale è processato internamente attraverso una risposta di questa rappresentazione. In parole più semplici, siamo in contatto con la realtà esterna per mezzo dei sensi connessi con la nostra realtà interna.
Dentro la nostra mente avviene un’elaborazione dati, provocante determinate sensazioni ed emozioni che la PNL suddivide in tre tipologie di base:
- sistema rappresentazionale visivo (immagini)
- sistema rappresentazionale auditivo (suoni)
- sistema rappresentazionale cenestesico (sensazioni)
Ognuno di noi è più propenso a usare uno di questi tre canali per l’elaborazione della realtà e, per scoprire quale si stia utilizzando, bisogna ascoltare e osservare attentamente il nostro interlocutore (in questo caso noi stessi) per capire a quale gruppo appartiene.
Il visivo, secondo la PNL, mantiene una posizione eretta mentre cammina, parla con gli occhi rivolti verso l’alto, ha una respirazione alta, osservabile all’altezza delle spalle e ha una buona memoria fotografica.
L’auditivo parla muovendo lentamente gli occhi, respira con il torace, ha una bella tonalità della voce, ed è attento ai suoni che lo circondano.
Il cenestesico ha una respirazione addominale, si muove e parla lentamente, gradendo il contatto fisico e avendo bisogno di “toccare” per comprendere la realtà che lo circonda.
Queste tecniche, che andrebbero approfondite, possono rivelarsi di grande aiuto per comprendere i meccanismi percettivi della realtà e per capire quali funzioni fondamentali stiamo utilizzando in quel determinato istante.
CONCLUSIONI
L’uomo vede il mondo attraverso un vetro deformato e, il suo modo di percepire, dipende dal lavoro all’interno del suo organismo.
L’articolo “pranoterapia e conoscenza di sé”, implica lo studio delle dinamiche mentali per migliorare lo stato energetico, tramite la comprensione della macchina biologica, mentre si trasformano le proprie percezioni: trasformazione attuabile nell’equilibrio, attraverso il corretto utilizzo delle energie che alimentano il corpo nella sua interezza, riportandolo al suo corretto funzionamento.
Lo studio della Tecnica pranoterapica MCC non è esclusivamente quello d’imparare a usare l’energia pranica per ridistribuirla.
Siamo chiamati ad apprendere la visione d’insieme della realtà, attraverso lo studio completo delle energie che caratterizzano il nostro corpo, la nostra mente e la nostra anima. Solo in questa situazione possiamo ritenerci pranoterapeuti completi, pronti a eseguire il difficile compito che ci siamo prefissati, divenendo canalizzatori energetici.
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