COMPRENDERE LA KABALLAH
Per comprendere la kaballah e i suoi insegnamenti occorre iniziare ad analizzare il sostantivo maschile “desiderio”.
La kaballah utilizza questa parola rappresentandola come la qualità intrinseca dell’essere umano, la materia di cui siamo composti e che ci fa procedere nello sviluppo.
Possiamo paragonarci a “desideri itineranti” in cerca di soddisfare le nostre esigenze: siamo vivi perché è manifesto un desiderio che chiede di essere appagato e, se non ci fosse tale aspirazione, gli esseri umani non sarebbero in grado di muovere nemmeno un muscolo.
LA NOSTRA IDENTITÀ
I desideri individuali conferiscono la nostra identità: alcune persone desiderano l’appagamento sessuale, altre quello intellettuale, talune quello materiale e così via e, secondo i precetti della kaballah, il desiderio umano opera su tre livelli:
Primo Livello
Questi desideri affondano le loro radici nella bramosia animale: bisogni, esigenze e comportamenti appresi da un individuo esistono in funzione dell’appagamento di urgenze primarie.
L’individuo che si trova in questo livello si serve del pensiero razionale per assecondare il suo istinto animale.
Secondo Livello
Questi desideri cercano di soddisfare esigenze che non appartengono al regno animale ma che realizzano il prestigio, l’onore, il potere, il controllo sugli altri e, le azioni intraprese da chi si trova in questo stadio, sono volte ad appagare massimamente queste pulsioni.
Terzo Livello
Infine esistono dei desideri che mirano esclusivamente alla gratificazione di natura intellettuale: aspirazioni di saggezza, di sapienza e di ricerca delle risposte.
Comprendere la kaballah, attraverso i tre tipi di desideri, è il primo passo che un ricercatore della verità dovrebbe compiere: essi si ritrovano in ciascun esponente del genere umano e, in ogni individuo, questi desideri sono mescolati in proporzioni diverse che ne caratterizzano la peculiare diversità.
IL VASO
Nel linguaggio della kaballah si paragona il desiderio a un vaso.
Il vaso è al modo di una coppa vuota che dev’essere riempita con la differenza che, questo vaso, non ha fondamento materiale.
Un esempio è quello di una grande abbuffata dove siamo completamente sazi ma, in un secondo momento, arriva il dolce e anche se la pancia è piena, il desiderio di qualcosa di zuccherato prende il sopravvento.
Anche se può esserci una fine al nostro appetito non potrà mai esserci limite al nostro desiderio.
Non esiste alcuna attività, in questa realtà, che non abbia origine da un’esigenza interiore e che pretende di essere appagata in un modo o nell’altro: è come se la nostra volontà non avesse alcun controllo e venisse inserito un pilota automatico, pronto a soddisfare tutti i desideri che abbiamo nel cuore e nell’anima.
COSA DESIDERIAMO?
Cosa desiderano i nostri cuori?
Comprendere la kaballah ci aiuta a capire di cosa abbiamo bisogno veramente?
L’obiettivo primario del nostro desiderare è un’ininterrotta felicità, stato ideale di ogni appagamento.
Aspirare a una costante felicità è il legame che accomuna ogni essere umano poiché rappresenta la vera essenza, anche se può rappresentare situazioni diverse per ognuno di noi.
Tutti gli oggetti del nostro desiderio non sono altro che forme differenti del nostro appagamento: sono questi “contenitori” che ci danno l’impulso ad agire per dar forma all’esistenza che ci caratterizza.
La Kaballah riassume ognuna di queste eterogenee forme di appagamento in una sola parola: LUCE!
IL POTERE DELLA LUCE
La Luce, per gli antichi cabalisti, è una metafora per spiegare tutto ciò a cui gli esseri umani aspirano.
La luce, quando colpisce una goccia d’acqua, si scompone nei sette colori dell’arcobaleno: come questo singolo raggio di sole contiene tutte le gradazioni dello spettro cromatico, la parola “Luce” rimanda ai colori della gioia di cui l’uomo è alla ricerca.
Tuttavia, esiste una differenza fondamentale tra la metafora della luce solare e la Luce di cui si parla per comprendere la kaballah: lo splendore della kaballah racchiude una gamma infinita di sfumature.
In altre parole, in essa si può ritrovare ogni forma di appagamento possibile alla quale un’anima possa aspirare, comprese le gioie del sesso, l’estasi mistica, il potere della guarigione, la prosperità, una relazione appagante e piena di amore, il potere materiale e spirituale.
La Luce include quella straordinaria forza che chiamiamo intuito, quelle circostanze che portano nella nostra vita le persone e le occasioni giuste, quello spirito che abbiamo dentro di noi e che risveglia la speranza e l’entusiasmo di essere padroni dell’esistenza.
QUESTA LUCE DEVE RIMANERE ACCESA
Comprendere la Kaballah, significa afferrare il concetto che ci permette di mantenere “viva” la Luce della Sapienza.
In termini cabalistici La Luce non è solamente gioia: essa rimanda a una felicità senza fine e al costante godimento. Questa è la differenza tra piacere e appagamento poiché non aspiriamo a un fugace momento di felicità ma a una soddisfazione duratura.
Alla base della nostra infelicità sta il fatto che, i nostri desideri, non sono sempre permeati da questa energia e se tale soddisfazione perdura per un certo periodo, significa che nel “vaso” c’era splendore per protrarsi in quel determinato lasso di tempo.
Ciò che ci rende infelici è la disconnessione con la Fonte Luminosa e con il suo conseguente esaurimento.
Più Luce abbiamo nella nostra vita, più a lungo i nostri desideri restano appagati e più felici siamo.
Un altro nemico che tende a spegnere questa fonte è la paura, paura che tutto ciò che abbiamo sia destinato a finire: noi temiamo la morte.
Quando ci sentiamo in uno stato di benessere abbiamo la malsana abitudine di pensare che, tale condizione, sia troppo bella per essere vera. Preoccupandoci del domani mettiamo in funzione un meccanismo vibratorio che ci porta a esaurire la fonte, disconnettendoci da essa.
Quando siamo connessi, invece, non esiste paura, ansia, o insicurezza riguardo al futuro.
CONCLUSIONI
Comprendere la kaballah significa afferrare il concetto che, il desiderio più grande di ogni essere umano è quello della Luce. Tale “energia” è ovunque poiché trattasi della sostanza più diffusa nell’universo. Riempie il cosmo permeando la nostra realtà. Essa è infinita, sconfinata, e sempre pronta a “creare” per noi.
Ciò c’induce a porci una domanda: se la nostra essenza è il desiderio e l’universo è Luce in ogni suo angolo più recondito, che cosa si contrappone tra noi e una felicità priva di conclusione?
La risposta è “Il Velo” che sarà il prosieguo del prossimo articolo…
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